Ma, sia come si vuole, essendo l'universo infinito, bisogna al fine che sieno piú soli; perché è impossibile che il calore e lume di uno particolare possa diffondersi per l'immenso, come poté imaginarsi Epicuro, se è vero quel che altri riferiscono. Per tanto si richiede anco, che sieno soli innumerabili ancora, de quali molti sono a noi visibili in specie di picciol corpo; ma tale parrà minor astro che sarà molto maggior di quello che ne pare massimo.
Elpino. Tutto questo deve almeno esser giudicato possibile e conveniente.
Filoteo. Circa quelli possono versarsi terre di piú grande e piú picciola mole che questa.
Elpino. Come conoscerò la differenza? come, dico, distinguerò gli fuochi da le terre?.
Filoteo. Da quel, che gli fuochi sono fissi e le terre mobili, da che gli fuochi scintillano e le terre non; de quali segni il secondo è piú sensibile che il primo.
Elpino. Dicono che l'apparenza del scintillare procede dalla distanza da noi.
Filoteo. Se ciò fusse, il sole non scintillarebbe piú di tutti, e gli astri minori che son piú lontani, scintillarebono piú che gli maggiori che son piú vicini.
Elpino. Volete che gli mondi ignei sieno cossí abitati come gli aquei?
Filoteo. Niente peggio e niente manco.
Elpino. Ma che animali possono vivere nel fuoco?
Filoteo. Non vogliate credere, che quelli sieno corpi de parti similari, perché non sarebono mondi, ma masse vacue, vane e sterili. Però è conveniente e naturale ch'abbiano la diversità de le parti, come questa ed altre terre hanno la diversità di proprii membri; benché questi sieno sensibili come acqui illustrate, e quelli come luminose fiamme.
| |
Epicuro
|