Fracastorio. Io, se mi conoscesse ignorante de le cause, mi astenerei da donar de le sentenze. S'io fusse talmente affetto come voi, mi stimarei dotto per fede e non per scienza.
Burchio. Se tu fussi meglio affetto, conoscereste che sei un asino presuntuoso, sofista, perturbator delle buone lettere, carnefice de gl'ingegni, amator delle novitadi, nemico de la verità, suspetto d'eresia.
Filoteo. Sin ora costui ha mostrato d'aver poca dottrina, ora ne vuol far conoscere che ha poca discrezione e non è dotato di civilità.
Elpino. Ha buona voce, e disputa piú gargliardamente che se fusse un frate di zoccoli. Burchio mio caro, io lodo molto la constanza della tua fede. Da principio dicesti che, ancor che questo fusse vero, non lo volevi credere.
Burchio. Sí, piú tosto voglio ignorar con molti illustri e.dotti, che saper con pochi sofisti, quali stimo sieno questi amici.
Fracastorio. Malamente saprai far differenza tra dotti e sofisti, se vogliamo credere a quel che dici. Non sono illustri e dotti quei che ignorano; quei che sanno, non sono sofisti.
Burchio. Io so che intendete quel che voglio dire.
Elpino. Assai sarrebe se noi potessimo intendere quel che dite, perché voi medesimo arrete gran fatica per intender quel che volete dire.
Burchio. Andate, andate, piú dotti ch'Aristotele; via, via, piú divini che Platone, piú profondi ch'Averroe, piú giudiciosi de sí gran numero de filosofi e teologi di tante etadi e tante nazioni, che l'hanno commentati, admirati e messi in cielo. Andate voi, che non so chi siete e d'onde uscite, e volete presumere di opporvi al torrente di tanti gran dottori!
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Aristotele Platone Averroe Burchio
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