Oltre, di queste parti intendendo, giamai si potrà far tale illazione: l'universo è infinito, son terre infinite; dunque puotrà una parte di terra continuamente muoversi in infinito, e deve aver ad una terra infinitamente distante appulso infinito e gravità infinita. E questo per due caggioni: de quali l'una è, che non si può dar questo transito, perché, constando l'universo di corpi e principii contrarii non potrebbe tal parte molto discorrere per l'eterea regione, che non venesse ad esser vinta dal contrario e dovenir a tale che non piú si muova quella terra; perché quella sustanza non è piú terra, avendo, per vittoria del contrario, cangiato complessione e volto. L'altra, che generalmente veggiamo che tanto manca, che mai da distanza infinita possa esser impeto di gravità o levità, come dicono, che tal appulso de parti non può essere se non infra la regione del proprio continente; le quali, se fussero estra quella, non piú vi si muoverebono, che gli fluidi umori (quali ne l'animale si muoveno da parti esterne all'interne, superiori ed inferiori, secondo tutte differenze, montando e bassando, rimovendosi da questa a quella e da quella a questa parte), messi fuori del proprio continente ancor contigui a quello, perdeno tal forza ed appulso naturale. Vale dunque per tanto spacio tal relazione, quanto vien misurato per il semediametro dal centro di tal particular regione alla sua circonferenza, dove circa questa è la minima gravità, e circa quello la massima; e nel mezzo, secondo gli gradi della propinquità circa l'uno o l'altra, la viene ad esser maggior e minore; come appare nella presente demostrazione, in cui A significa il centro de la regione, dove, parlando comunmente, la pietra non è grave né lieve; B significa la circonferenza della regione, dove parimente non sarà grave né lieve, e rimarrà quieta (onde appare ancora la coincidenza del massimo e minimo, quale è dimostrata in fine del libro De principio, causa ed uno); 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, significano le differenze di spaci tramezanti:
| |
|