Or, perché questa è una infirmità la quale nessun meno la sente che l'amalato istesso, io piú tosto mosso da una suspizione, promosso dalla dottrina all'ignoranza, molto son contento d'essere incorso in un medico tale, il qual è stimato sufficiente da tutti di liberarmi da tal mania.
Albertino.
Nol può far la natura, io far nol posso,
S'il male è penetrato in sin a l'osso.
Fracastorio. Di grazia, signor, toccategli prima il polso e vedete l'urina; perché appresso, se non possiamo effettuar la cura, staremo sul giudizio.
Albertino. La forma di toccar il polso è di veder come potrete risolvere ed estricar da alcuni argomenti, ch'or ora vi farò udire, quali necessariamente conchiudeno la impossibilità di piú mondi; tanto manca, che gli mondi sieno infiniti.
Filoteo. Non vi sarò poco ubligato quando m'arrete insegnato questo; e quantunque il vostro intento non riesca, vi sarò pur debitore per quel, che mi verrete a confirmar nel mio parere. Perché, certo, vi stimo tale che per voi mi potrò accorgere di tutta la forza del contrario; e come quello che siete espertissimo nelle ordinarie scienze, facilmente vi potrete avedere del vigor de' fondamenti ed edificii di quelle, per la differenza ch'hanno da nostri principii. Or perché non accada interrozione di raggionamenti, e ciascuno a bel agio possa esplicarsi tutto, piacciavi di apportar tutte quelle raggioni che stimate piú salde e principali e che vi paiono demostrativamente conchiudere.
Albertino. Cossí farò. Prima, dunque, da quel, che estra questo mondo non s'intende essere loco né tempo, perché se dice un primo cielo e primo corpo, il quale è distantissimo da noi e primo mobile; onde abbiamo per consuetudine di chiamar cielo quello che è sommo orizonte del mondo, dove sono tutte le cose immobili, fisse e quiete, che son le intelligenze motrici de gli orbi.
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