Pagina (143/166)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Settimo, in tutte le cose veggiamo la natura fermarsi in compendio; perché, come non è difettuosa in cose necessarie, cossí non abonda in cose soverchie. Possendo dunque essa ponere in effetto il tutto per quell'opre che son in questo mondo, non è raggione ancor che si voglia fengere che sieno altri.
      Ottavo, se fussero mondi infiniti o piú che uno, massime sarebbono per questo, che Dio può farle o pur da Dio possono dependere. Ma quantunque questo sia verissimo per tanto non séguita che sieno: perché, oltre la potenza attiva di Dio, se richiede la potenza passiva de le cose. Perché dalla absoluta potenza divina non dipende quel tanto che può esser fatto nella natura; atteso che non ogni potenza attiva si converte in passiva, ma quella sola la quale ha paziente proporzionato, cioè soggetto tale, che possa ricevere tutto l'atto dell'efficiente. Ed in cotal modo non ha corrispondenza cosa alcuna causata alla prima causa. Per quanto, dunque, appartiene alla natura del mondo, non possono essere piú che uno, benché Dio ne possa far piú che uno.
      Nono, è cosa fuor di raggione la pluralità di mondi, perché in quelli non sarrebe bontà civile, la quale consiste nella civile conversazione; e non arrebono fatto bene gli dei creatori de diversi mondi di non far che gli cittadini di.quelli avessero reciproco commercio.
      Decimo, con la pluralità di mondi viene a caggionarsi impedimento nel lavoro di ciascun motore o dio; perché essendo necessario che le sfere si toccano in punto, averrà che l'uno non si potrà muovere contra de l'altro, e sarà cosa difficile che il mondo sia governato da gli dei per il moto.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

De l'infinito universo e mondi
di Giordano Bruno
pagine 166

   





Dio Dio Dio Dio