E se si vedrà che questo non si può provare d'altra condizione e natura, per non mostrar altri accidenti da quei che mostrano gli astri circonstanti, non deve esser stimato piú tosto lui in mezzo dell'universo che ciascuno di quelli, e lui piú tosto apparir esser circuito da quelli che quelli da lui; onde al fine, conchiudendosi tale indifferenza di natura, si conchiuda la vanità de gli orbi deferenti, la virtú dell'anima motrice e natura interna essagitatrice di questi globi, la indifferenza de l'ampio spacio dell'universo, la irrazionalità della margine e figura esterna di quello.
Albertino. Cose in vero che non repugnano alla natura, possono aver maggior convenienza; ma son de difficilissima prova e richiedeno grandissimo ingegno per estricarse dal contrario senso e raggioni.
Filoteo. Trovato che sarà il capo, facilissimamente si sbrogliarà tutto l'intrico. Perché la difficultà procede da un modo e da uno inconveniente supposto: e questo è la gravità della terra, la immobilità di quella, la posizione del primo mobile con altri sette, otto o nove o piú, nelli quali sono piantati, ingravati, inpiastrati, inchiodati, annodati, incollati, sculpiti o depinti gli astri; e non residenti in uno medesimo spacio con questo astro che è la terra nominata da noi, la quale udirete non essere di regione, di figura, di natura piú né meno elementare che tutti gli altri, meno mobile da principio intrinseco che ciascuno di quegli altri animanti divini.
Albertino. Certo, entrato che mi sarà nel capo questo pensiero, facilmente succederanno gli altri tutti che voi mi proponete: arrete insieme insieme tolte le radici d'una e piantate quelle d'una altra filosofia.
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