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      Albertino. Ora piú che mai mi accorgo che picciolissimo errore nel principio causa massima differenza e discrime de errore in fine; uno e semplice inconveniente a poco a poco se moltiplica ramificandosi in infiniti altri, come da picciola radice machine grandi e rami innumerabili. Per mia vita, Filoteo, io son molto bramoso che questo che mi proponi, da te mi vegna provato, e da quel che lo stimo degno e verisimile, mi sia aperto come vero.
      Filoteo. Farrò quanto mi permetterà l'occasion del tempo, rimettendo molte cose al vostro giudizio, le quali sin ora non per incapacità, ma per inadvertenza vi sono state occolte.
      Albertino. Dite pur per modo d'articolo e di conclusione il tutto, perché so che prima che voi entraste in questo parere, avete possuto molto bene essaminare le forze del contrario; essendo che son certo, che non meno a voi che a me sono aperti gli secreti della filosofia commune. Seguitate.
      Filoteo. Non bisogna dunque cercare, se estra il cielo sia loco, vacuo o tempo; perché uno è il loco generale, uno il spacio inmenso che chiamar possiamo liberamente vacuo; in cui sono innumerabili ed infiniti globi, come vi è questo in cui vivemo e vegetamo noi. Cotal spacio lo diciamo infinito, perché non è raggione, convenienza, possibilità, senso o natura che debba finirlo: in esso sono infiniti mondi simili a questo, e non differenti in geno da questo; perché non è raggione né difetto di facultà naturale, dico tanto potenza passiva quanto attiva, per la quale, come in questo spacio circa noi ne sono, medesimamente non ne sieno in tutto l'altro spacio che di natura non è differente ed altro da questo.


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De l'infinito universo e mondi
di Giordano Bruno
pagine 166

   





Filoteo