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      Oltre, se vogliamo che la natura sia conforme a questa logica che vuole la massima distanza deverse a gli contrarii, bisognarà che tra il tuo foco, che è lieve, e la terra, che è grave, sia interposto il tuo cielo, il quale non è grave né lieve. O, se pur ti vuoi strengere, con dir che intendi questo ordine nelli chiamati elementi, sarà de bisogno pure che altrimente le venghi ad ordinare. Voglio dire che tocca a l'acqua di essere nel centro e luogo del gravissimo, se il foco è nella circonferenza e luogo del levissimo nella regione elementare; perché l'acqua, che è fredda ed umida, contraria al foco secondo ambedue le qualitadi, deve essere massime lontana dal freddo e secco elemento; e l'aria, che dite caldo ed umido, devrebbe essere lontanissimo dalla fredda e secca terra. Vedete, dunque, quanto è inconstante questa peripatetica proposizione, o la essaminate secondo la verità della natura, o la misurate secondo gli proprii principii e fondamenti?
      Albertino. Lo vedo, e molto apertamente.
      Filoteo. Vedete ancora, che non è contra raggione la nostra filosofia, che reduce ad un principio e referisce ad un fine e fa concidere insieme gli contrarii, di sorte che è un soggetto primo dell'uno e l'altro; dalla qual coincidenza stimiamo ch'al fine è divinamente detto e considerato che li contrarii son ne gli contrarii, onde non sia difficile di pervenire a tanto che si sappia come ogni cosa è di ogni cosa: quel che non poté capire Aristotele ed altri sofisti.
      Albertino. Volentieri vi ascolto.


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De l'infinito universo e mondi
di Giordano Bruno
pagine 166

   





Aristotele