Al settimo argomento diciamo uno essere l'universo infinito, come un continuo e composto di eteree regioni e mondi; infiniti essere gli mondi, che in diverse regioni di quello per medesima raggione si denno intendere ed essere che questo in cui abitiamo noi, questo spacio e regione intende ed è: come ne gli prossimi giorni ho raggionato con Elpino, approvando e confirmando quello che disse Democrito, Epicuro ed altri molti, che con gli occhi piú aperti han contemplata la natura, e non si sono presentati sordi alle importune voci di quella.
Desine quapropter, novitate exterritus ipsa,
Expuere ex animo rationem: sed magis acriIudicio perpende, et si tibi vera videtur,
Dede manus; aut si falsa est, accingere contra.
Quaerit enim rationem animus, cum summa loci sitInfinita foris haec extra moenia mundi;
Quid sit ibi porro, quo prospicere usque velit mens,
Atque animi tractus liber quo pervolet ipse.
Principio nobis in cunctas undique partes,
Et latere ex utroque, infra supraque per omne,
Nulla est finis, uti docui, res ipsaque per seVociferatur, et elucet natura profundi.
Crida contro l'ottavo argumento, che vuole la natura fermarsi in un compendio; perché, benché esperimentiamo in ciascuno ne' mondi grandi e piccioli, non si vede però in tutti; perché l'occhio del nostro senso, senza veder fine, è vinto dal spacio inmenso che si presenta; e viene confuso e superato dal numero de le stelle che sempre oltre ed oltre si va moltiplicando; di sorte che lascia indeterminato il senso e costrenge la raggione di sempre giongere spacio a spacio, regione a regione, mondo a mondo.
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Elpino Democrito Epicuro
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