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      Nullo iam pacto verisimile esse putandumst,
      Undique cum vorsum spacium vacet infinitum,
      Seminaque innumero numero, summaque profundaMultimodis volitent aeterno percita motu,
      Hunc unum terrarum orbem, caelumque creatum.
      Quare etiam atque etiam tales fateare necesse est,
      Esse alios alibi congressus materiei:
      Qualis hic est avido complexu quem tenet aether.
     
      Mormora contro il nono argumento, che suppone e non prova che alla potenza infinita attiva non risponda infinita potenza passiva e non possa esser soggetto infinita materia e farsi campo spacio infinito; e per consequenza non possa proporzionarsi l'atto e l'azione a l'agente, e l'agente possa comunicar tutto l'atto, senza che esser possa tutto l'atto comunicato (che non può imaginarsi piú aperta contradizione di questa). È dunque assai ben detto:
     
      Praeterea cum materies est multa parata,
      Cum locus est praesto, nec res nec causa moraturUlla, geri debent nimirum et confieri res.
      Nunc ex seminibus si tanta est copia quantamEnumerare aetas animantum non queat omnis,
      Visque eadem et natura manet, quae semina rerumConiicere in loca quaeque queat, simili ratione
      Atque huc sunt coniecta: necesse est confiteareEsse alios aliis terrarum in partibus orbes,
      Et varias hominum genteis, et secla ferarum.
     
      Diciamo a l'altro argumento, che non bisogna questo buono, civile e tal conmercio de diversi mondi, piú che tutti gli uomini sieno un uomo, tutti gli animali sieno un animale. Lascio che per esperienza veggiamo essere per il meglio de gli animanti di questo mondo, che la natura per mari e monti abbia distinte le generazioni; a le quali essendo per umano artificio accaduto il commercio, non gli è per tanto aggionta cosa di buono piú tosto che tolta, atteso che per la communicazione piú tosto si radoppiano i vizii che prender possano aumento le virtudi.


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De l'infinito universo e mondi
di Giordano Bruno
pagine 166