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      Nella formula, che segna i giri delle merci e della moneta, aggiungiamo, al termine moneta, un segno di aumento progressivo indicandolo, per esempio, con un numero e avremo:
     
      Moneta-Merce-Moneta 1-Merce-
      Moneta 2-Merce-Moneta 3
     
      Ecco la formula del capitale.
      CAPITOLO II
     
      Come nasce il capitale
     
      Esaminando attentamente la formula del capitale, si rileva che in ultima analisi la questione della nascita del capitale si risolve nell'altra questione seguente: trovare una merce che ci dia più di quanto ci è costata; trovare una merce la quale, nelle nostre mani, possa crescere di valore, dimodoché, vendendola, noi venissimo a prendere più denaro di quanto ne spendemmo per comprarla. Deve essere insomma una merce elastica che, nelle nostre mani, stirata alquanto, possa ingrandire il volume del suo valore. Questa merce tanto singolare esiste davvero e si chiama potenza del lavoro, o forza del lavoro.
      Ecco l'uomo del denaro, l'uomo che possiede un cumulo di ricchezza, dalla quale vuol far partorire un capitale. Egli viene sul mercato, in cerca appunto di forza di lavoro. Seguiamolo. Egli gira per il mercato, ed incontra il proletario, venutovi appunto per vendere la sua unica merce, la forza del lavoro. Il proletario però non vende la sua forza di lavoro in blocco, non la vende tutta, ma solamente in parte, per un dato tempo, cioè per un giorno, per una settimana, per un mese, ecc. Se egli la vendesse interamente, allora, da mercante, diventerebbe egli stesso una merce; non sarebbe più il salariato, ma lo schiavo del suo padrone.


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Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112