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      Una certa trasformazione ci sembra essersi operata nella fisionomia dei personaggi del nostro dramma. L'uomo del denaro prende la precedenza e, in qualità di capitalista, cammina per il primo; il possessore della forza lavoro gli tien dietro, come lavoratore che gli appartiene; quegli, dallo sguardo furbo e dall'aspetto altero e affaccendato; questi, timido, esitante, restìo, come chi, avendo portata la sua propria pelle al mercato, non può aspettarsi ormai che una sola cosa: essere conciato.
      (1)
      I nostri due personaggi giungono all'opificio, dove il padrone si affretta a mettere il suo operaio al lavoro, consegnandogli 10 chili di bambagia, essendo questi un filatore di cotone.
      Il lavoro si risolve in un consumo degli elementi che lo compongono; consumo di forza lavoro, consumo della materia del lavoro e consumo dei mezzi del lavoro.
      Il consumo dei mezzi del lavoro si calcola nel seguente modo. Dalla somma del valore di tutti i mezzi del lavoro, fabbricato, istrumenti caloriferi, carbone, eccetera, si sottragga la somma del valore di tutti i materiali che potranno rimanere dei mezzi di lavoro messi dal consumo fuori d'uso; si divida il risultato di questa sottrazione per il numero di giorni che i mezzi di lavoro possono durare, e si avrà il consumo giornaliero dei mezzi del lavoro.
      Il nostro operaio lavora per tutta una giornata di 12 ore. Compiuta la quale, egli ha trasformato i 10 chili di bambagia in 10 chili di filo, che consegna al suo padrone, e lascia l'opificio per ridursi a casa.


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Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112