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      Supponiamo che con un nuovo sistema di lavoro, o solamente con un perfezionamento del vecchio, si giunga a raddoppiare la produzione, e che, invece di 6 articoli al giorno, il capitalista riesca ad ottenerne 12. Se in 6 articoli entravano per L. 1,50 la materia ed i mezzi di lavoro, in 12 vi entreranno per 3 lire, sempre cioè per L. 0,25 in ogni articolo. Queste 3 lire unite alle 6 lire prodotte dalla forza lavoro in 12 ore, formano 9 lire, cioè quanto costano i 12 articoli, ciascuno dei quali viene perciò al prezzo di L. 0,75.
      Il capitalista ha oggi bisogno di farsi un posto più largo sul mercato per vendere una quantità doppia della sua merce; e vi riesce restringendone alquanto il prezzo. In altri termini il capitalista ha bisogno di far sorgere una ragione, per la quale i suoi articoli si possano vendere sul mercato nel doppio numero di prima; e la ragione la trova appunto nel ribasso di prezzo. Egli venderà, dunque, i suoi articoli ad un prezzo alquanto minore di L. 1,25, che era il loro prezzo di prima, ma maggiore di L. 0,75 quanto vale oggi ciascuno di essi. Li venderà ad una lira l'uno, e avrà così assicurato il doppio smercio dei suoi articoli, sui quali guadagna oggi 6 lire; 3 lire di plusvalore e 3 lire di differenza tra il loro valore ed il prezzo al quale sono venduti.
      Come si vede, il capitalista ricava un grande utile da questo aumento di produzione. Tutti i capitalisti sono quindi altamente interessati ad aumentare i prodotti delle loro industrie, ed è ciò che essi riescono a fare ogni giorno in qualsiasi genere di produzione.


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Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112