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      Né vi mancano sorveglianti ed ispettori che a guisa di ufficiali passeggiano fra i ranghi, tutto osservando, dando ordini, o sorvegliandone la fedele esecuzione. Del capitalista non se ne vede neppure l'ombra. Si apre una porta a vetri che mette nell'interno, forse sarà lui; vediamo. È un grave personaggio, ma non è il nostro capitalista. I sorveglianti gli si fanno premurosamente intorno, e ricevono con la massima attenzione i suoi ordini. Odesi il suono d'un campanello elettrico; uno dei sorveglianti corre ad applicare il suo orecchio alla bocca di un tubo di metallo, che dalla volta scende lungo il muro; e viene tosto ad annunziare al signor direttore che il padrone lo chiama presso di lui a conferenza. Cerchiamo nella folla degli operai il filatore di nostra vecchia conoscenza; e finalmente ci viene fatto trovarlo in un angolo, tutto dedito al lavoro. Egli è divenuto scarno e pallido in volto: sulla sua faccia si legge un profondo pensiero di tristezza. Un giorno lo vedemmo sul mercato contrattare la sua forza lavoro da pari a pari con l'uomo del denaro; ma quanto è oggi cresciuta la distanza fra loro! Egli è oggi un operaio perduto nella folla dei molti che popolano l'opificio, e oppresso da una giornata di lavoro straordinariamente lunga; mentre l'uomo del denaro, divenuto già grosso capitalista, se ne sta come un dio nell'alto del suo Olimpo, da dove manda gli ordini al suo popolo attraverso una schiera d'intermediari.
      Che mai dunque è avvenuto? Niente di più semplice.


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Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112

   





Olimpo