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      Ma non è a ciò che mirano i dottrinari della compensazione. Per essi, l'affare importante è la sussistenza degli operai congedati. Privando i nostri 50 operai del loro salario di 1500 L.st. la macchina impedisce loro il consumo di 1500 L.st. di sostanze. Ecco il fatto nella sua triste realtà! Affamare l'operaio i signori dal ventre pieno lo chiamano rendere dei viveri disponibili per l'operaio, come nuovo fondo d'impiego in un'altra industria. Come si vede, tutto dipende dalla maniera d'esprimersi. Nominibus mollire licet mala. È lecito palliare con delle parole i mali."(15)
      CAPITOLO VIII
     
      Il salario
     
      I sostenitori del modo di produzione capitalista pretendono che il salario sia il pagamento del lavoro, ed il plusvalore il prodotto del capitale.
      Ma che cosa è il valore del lavoro? Il lavoro, o si trova ancora nel lavoratore, o ne è di già uscito; cioè a dire, il lavoro, o è la forza, la potenza di fare una cosa, o è la cosa stessa già fatta: insomma il lavoro, o è la forza lavoro o è la merce. Il lavoratore non può vendere il lavoro già uscito da lui, cioè la cosa che egli produce, la merce, perché questa appartiene al capitalista e non a lui. Perché il lavoratore potesse vendere il lavoro già uscito da lui, cioè la merce da lui prodotta, dovrebbe possedere i mezzi di lavoro e le materie di lavoro ed allora egli sarebbe mercante delle merci da lui prodotte. Ma egli non possiede nulla, è un proletario che, per vivere, ha bisogno di vendere ad altri il solo bene che gli resta, che è la sua potenza o forza di lavorare, la forza lavoro.


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Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112