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      Esso non è che una trasformazione del prezzo della forza lavoro. Invece di dire che l'operaio ha venduto la sua forza lavoro di una giornata per 3 lire, si dice che l'operaio va a lavorare per un salario di 3 lire al giorno.
      Il salario di 3 lire al giorno è dunque il prezzo della forza lavoro per una giornata. Ma questa giornata può essere più o meno lunga. Se è di 10 ore per esempio, la forza lavoro viene pagata a 30 centesimi l'ora, mentre se è di 12 ore, la forza lavoro viene pagata a 25 centesimi l'ora. Dunque, il capitalista, prolungando la giornata di lavoro, viene a pagare all'operaio un prezzo minore per la sua forza lavoro. Il capitalista può anche aumentare il salario, pur continuando a pagare all'operaio, per la sua forza lavoro, l'istesso prezzo di prima e anche meno. Se un capitalista aumenta il salario del suo operaio da 3 lire a 3,60 al giorno, e nello stesso tempo la giornata si prolunga da 10 ore che era prima sino a 12 ore, egli pur aumentando di L.. 0,60 il salario giornaliero, verrà sempre a pagare all'operaio L. 0,30 all'ora per la sua forza lavoro. Se poi il capitalista aumenta il salario da L. 3 a L. 3,60 ma, nello stesso tempo, prolunga la giornata da 10 a 15 ore egli, pur aumentando il salario giornaliero, riuscirà a pagare all'operaio per la sua forza lavoro meno di prima, cioè 24 centesimi invece di 30 centesimi l'ora. Lo stesso effetto ottiene il capitalista se, invece di aumentare il lavoro in lunghezza, l'aumenta in ispessezza; come già abbiamo visto poter egli fare con le macchine.


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Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112