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      Il guadagno degli intermediari, dei mercanteggiatori proviene esclusivamente dalla differenza fra il prezzo del lavoro, tal quale il capitalista lo paga e la porzione di questo prezzo che essi accordano all'operaio. D'altra parte il salario a capo permette al capitalista di fare un contratto di tanto al capo con l'operaio principale (nella manifattura col capo-gruppo, nelle miniere col minatore propriamente detto, eccetera) e quest'operaio principale s'incarica, per il prezzo stabilito, di trovare egli stesso i suoi aiutanti e di pagarli. Lo sfruttamento, che il capitale fa sui lavoratori, diventa qui un mezzo di sfruttamento del lavoratore sul lavoratore.
      Stabilitosi il salario a capo, l'interesse personale spinge l'operaio ad attivare il più possibile la sua forza; la qual cosa permette al capitalista di elevare più facilmente il grado della intensità del lavoro. Benché questo risultato si produca da se stesso (dice Dunning, segretario d'una Società di resistenza) s'impiegano spesso mezzi per produrlo artificialmente. A Londra, per esempio, tra i meccanici l'artificio in uso è
      che il capitalista sceglie per capo d'un certo numero d'operai un uomo di forza fisica superiore e svelto nel lavoro. Tutti i trimestri, o come si vuole, gli paga un salario supplementare a condizione che egli faccia tutto il possibile per spingere i suoi collaboratori, che non ricevono che il salario ordinario, a gareggiare di zelo con lui". L'operaio è ugualmente interessato a prolungare la giornata di lavoro, come mezzo per accrescere il suo salario quotidiano o settimanale.


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Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112

   





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