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      Il capitale respinge giustamente simili pretensioni piene di errori grossolani sulla natura del salario. Egli le qualifica come un'usurpazione tendente a prelevare imposte sul progresso dell'industria e dichiara spiattellatamente che la produttività del lavoro non riguarda per nulla l'operaio.
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      CAPITOLO IXAccumulazione del capitale
     
      Se osserviamo la formula del capitale, comprendiamo facilmente che la sua conservazione è tutta riposta nella sua successiva e continua riproduzione.
      Infatti, il capitale si divide, come noi già sappiamo, in due: in costante, cioè, e variabile. Il capitale costante, rappresentato dai mezzi di lavoro e dalle materie di lavoro, soffre un continuo logoramento durante il processo del lavoro. Si consumano gli strumenti, si consumano le macchine, il carbone, il sego, eccetera, che abbisogna alle macchine, e si consuma infine il fabbricato. Nello stesso tempo però che il lavoro viene in siffatta guisa logorando il capitale costante, esso lo viene eziandio riproducendo nelle stesse proporzioni nelle quali lo consuma. Il capitale costante trovasi riprodotto nella merce nelle proporzioni in cui è stato consumato durante la sua fabbricazione. Il valore consumato dei mezzi di lavoro e delle materie di lavoro è sempre esattamente riprodotto nel valore della merce, come noi abbiamo già veduto altrove. Se, dunque, il capitale costante si viene riproducendo parzialmente in ogni merce, è chiaro che, nel valore di un certo numero di merci prodotte, si troverà tutto il capitale costante, consumato nella loro fabbricazione.


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Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112