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      Se tale fosse l'origine dell'accumulazione primitiva, la teoria, che da essa deriva, sarebbe tanto giusta, quanto quella del peccato originale e quella della predestinazione. Il padre fu poltrone e gozzovigliatore, il figlio soffrirà la miseria. Il tale è figlio di un ricco, è predestinato a essere felice, potente, istruito, civile, forte, eccetera; il tal'altro è figlio di un povero, è predestinato a essere infelice, debole, ignorante, abbrutito, immorale, eccetera. Una società, fondata sopra una tale legge, dovrebbe certamente finire, come già finirono tante altre società, meno barbare e meno ipocrite, tante religioni e dèi, incominciando dal cristianesimo, nelle cui leggi si trovano esempi consimili di giustizia.
      E qui potremmo metter fine al nostro dire, se ci fosse permesso di terminarlo con questa scempiaggine borghese. Ma il nostro dramma ha una catastrofe degna di esso, come tosto vedremo, assistendo al suo ultimo atto.
      Apriamo la storia, quella storia scritta da borghesi, e per uso e consumo della borghesia; cerchiamo in essa l'origine dell'accumulazione primitiva, ed ecco ciò che vi troviamo.
      Nell'epoca più antica, torme di gente vaganti vengono a stabilirsi in quelle località meglio disposte e più favorite dalla natura. Vi fondano città, si danno a coltivare la terra, e a fare quant'altro occorre per il proprio benessere. Ma ecco che esse s'incontrano e si urtano nel loro sviluppo, e ne segue guerra, morti, incendi, rapine e stragi. Tutto ciò che è dei vinti diventa la proprietà dei vincitori, comprese le persone dei superstiti, che sono fatti tutti schiavi.


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Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112