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      La rivoluzione, che doveva gettare i primi fondamenti del regime capitalista, ebbe il suo preludio nell'ultimo terzo del XV secolo e nel principio del XVI. Allora il licenziamento dei numerosi seguiti signorili lanciò improvvisamente sul mercato del lavoro una massa di proletari senza fuoco e senza tetto; la quale fu considerevolmente ingrandita dalle usurpazioni, che i gran signori fecero dei beni comunali dei contadini, cacciandone questi, che vi avevano tanto diritto quanto i loro padroni. Ciò che, in Inghilterra, dette specialmente luogo a questi atti di violenza, fu l'estensione delle manifatture di lana in Fiandra e il rialzo dei prezzi della lana che ne risultò. Trasformazione delle terre arabili in pascoli: tale fu il grido di guerra. Harrison racconta come l'espropriazione dei contadini avesse desolato il paese. "Ma che importa ai nostri grandi usurpatori? Le case dei contadini e le case rustiche dei lavoratori sono state violentemente rasate al suolo, o condannate a cadere in rovina. Se si vogliono consultare gli antichi inventari di ciascuna residenza signorile, si troverà che innumerevoli case sono scomparse con i coltivatori che le abitavano, che il paese nutre ora molto minor numero di gente, che molte città sono decadute, benché qualcuna di nuova fondazione prosperi... A proposito delle città e dei villaggi distrutti per fare parchi di pecore e nei quali non si vede più niente in piedi, salvo il castello signorile, avrei molto a dire.""(30)
      La Riforma, e lo spogliamento dei beni della Chiesa che la seguì, venne a dare un nuovo e terribile impulso all'espropriazione violenta del popolo, nel XVI secolo.


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Compendio del Capitale
di Carlo Cafiero
pagine 112

   





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