Sir E M. Eden cerca di presentare la proprietà comunale come una proprietà privata, benché ancora indivisa, ma si confuta da se stesso, dimandando al Parlamento uno statuto generale, che sanzioni una volta per tutte la chiusura dei beni comunali. E non contento di avere così confessato la necessità di un colpo di Stato parlamentare per legalizzare il trasferimento dei beni comunali ai proprietari di terre, egli insiste sull'indennità dovuta ai poveri coltivatori. Se non v'erano espropriati, non vi erano evidentemente persone da indennizzare.
Nel Northamptonshire e nel Lincolnshire
dice Addington "si è proceduto in grande alla chiusura dei terreni comunali, e la più parte delle nuove signorie, uscite da questa operazione, sono state convertite in pascoli, di guisa che dove si lavoravano 1500 acri di terra, non se ne lavoravano più che 50... Riivine di case, di fienili, di stalle, eccetera: ecco le sole tracce lasciate dagli antichi abitanti. In tanti luoghi, centinaia di case e di famiglie sono state ridotte a 8 o 10. Nella più parte delle parrocchie, dove le chiusure non datano che da 15 o 20 anni, non v'ha che un piccolo numero di proprietari, paragonato a quello che coltivava il suolo, quando i campi erano aperti. Non è raro il vedere 4 o 5 ricchi allevatori di bestiame usurpare domini testé chiusi, che si trovavano prima nelle mani di 20 o 30 fattori e di un gran numero di piccoli proprietari e di contadini. Tutti questi ultimi e le loro famiglie soli espulsi dalle loro possessioni con gran numero d'altre famiglie, che essi occupavano o mantenevano.
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