Ma essa non è una qualità insita nell'or-
ganismo umano, è invece un'arte che ognuno deve imparare e che si è a grado a grado perfezio-
nata. I popoli antichi non la conoscevano. Probabilmente nessuna razza di uomini dell'età della
pietra sapeva comunicare i fatti nemmeno col più rozzo sistema di geroglifici; e quello che oggi
sorprende maggiormente i selvaggi si è il vedere che gli Europei possono comunicare gli uni
cogli altri mercè qualche linea nera tracciata sopra un pezzo di carta. I Minataru dell'America
settentrionale vedendo Catlin leggere attentamente un giornale, non sapevano che pensarne, e
conclusero finalmente ch'esso era un talismano per le malattie d'occhi, ed uno di loro lo compe-
rò a caro prezzo. Questo uso della scrittura come medicamento è molto sparso in Africa, dove i
preti e gli incantatori scrivono una preghiera sopra un pezzo di legno, lo lavano e ne fanno bere
l'acqua al malato.
Per gli Africani occidentali un pezzo di carta che contiene della scrittura è causa di orrore.
Il Buchholz mentre medicava un Negro gravemente malato perdette un pezzo di carta senza ac-
corgersene; e quando più tardi volle visitare il malato, questi aveva mutato abitazione, perche
l'anteriore, secondo lui, era stata stregata da quella carta.
Quanto sia incomprensibile a certi selvaggi la scrittura, lo prova il seguente aneddoto. Un
missionario mandò un selvaggio ad uno de' suoi colleghi per portargli alcuni pani e gli diede
anche una lettera che indicava il numero di quei pani. Il messo mangiò una parte del pane, con-
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Antropologia
di Giovanni Canestrini
Hoepli Milano 1888
pagine 204 |
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