affinchè crescessero meglio. Certi individui piangono dirottamente tutte le volte che si trovano
in istato di ubbriachezza.
Il pianto, per altro, non è sempre prodotto dal dolore fisico o morale; si piange anche dalla
gioia e si piange per effetto dei riso sgangherato e di una tosse violenta.
Il riso è generalmente segno di gioia: e come tutte le razze umane piangono nel dolore,
così tutte ridono nell'allegrezza. I bambini non ridono nè sorridono nei primi giorni dopo la na-
scita; ed il riso si manifesta in età diverse, ora già a quella di un mese e mezzo, talvolta soltanto
all'età di quattro o cinque mesi. Quando l'animo è lieto, anche piccole cose producono il riso. Il
riso sfrenato è frequente nella gente rozza; l'uomo civile ride poco, ma sorride spesso. Certi a-
lienati ridono di continuo, senza una causa evidente. I selvaggi ridono di gioia, ed in pari tempo
saltano, ballano, gridano, si fregano il ventre colle mani e fanno altri strani movimenti. Fu fatta
l'osservazione in molte razze che, durante il riso, gli occhi si riempiono di lagrime.
Il rossore è la forma più caratteristica dell'uomo nell'espressione del sentimento. Il bam-
bino non arrossisce; invece si palesa il rossore di frequente nell'epoca della pubertà. Lo donne
arrossiscono più facilmente degli uomini. Le parti del corpo che si fanno rosse sono principal-
mente la faccia, le orecchie ed il collo, ossiano le parti esposte alla vista altrui; in casi rari il
rossore si estende al petto, alla regione scapolare e perfino all'addome o alle coscie.
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Antropologia
di Giovanni Canestrini
Hoepli Milano 1888
pagine 204 |
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