Le signore Falatah, nell'Africa centrale, impiegano molte ore della giornata ad abbigliarsi.
Cominciano perfino dalla sera della vigilia avviluppandosi con cura le dita della mano e del
piede con foglie di henna, per trovarle la mattina d'un bel colore di porpora. Si tingono i denti
alternativamente di azzurro, giallo e porpora, lasciando ad uno o due di questi il loro colore na-
turale per amor di contrasto. Hanno una cura particolare delle loro palpebre, che tingono con
solfuro di antimonio. Tingono la loro capigliatura con indaco. Portano grande profusione di bot-
toni ed altri gioielli.
Peraltro anche presso di noi la donna ha grande cura del proprio esteriore, e gli orecchini
pesanti di certe contadine, di cui ne vidi portare contemporaneamente due paia, le enormi capi-
gliature che furono di moda, ed i nèi artificiali delle antiche dame veneziane, richiamano alla
memoria i costumi delle donne selvaggie, anche senza tener conto del costume che hanno molte
delle nostre donne di rendere bianchi i capelli colla cipria, e di tingersi le sopraciglia di nero e
le labbra di rosso.
Fig. 8. - Capo tatovato dell'isola di Santa Cristina.
La pretesa coda dei Niam-Niam non è che un ornamento. È fabbricata di cuoio e di filo di
ferro elegantemente intrecciato, è molto lunga e finisce a ventaglio. Quegli uomini l'appendono
tra le coscie e la lasciano sporgere indietro, ciò che ha dato luogo all'asserzione di tribù africane
munite di lunga coda (fig. 9). In altri casi la coda, presso questi stessi selvaggi, ha una forma
| |
Antropologia
di Giovanni Canestrini
Hoepli Milano 1888
pagine 204 |
|
|
Falatah Africa Santa Cristina Niam-Niam
|