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      dei maschi. Quasi tutte le scimie lottano colle mani e coi denti, graffiano e mordono; molti assi-
      curano che alcune specie si difendono con bastoni e specialmente con ranni d'alberi; è poi certo
      che gettano sassi, frutta, pezzi di legno ed altri oggetti sul loro nemico. Gli indigeni non attac-
      cano nemmeno il babbuino, specialmente se non sono muniti di armi da fuoco. L'orang-outang
      ed il gorilla sono sì forti e pericolosi, che l'uomo, in una lotta con essi, non si giova dell'arma da
      fuoco che in sua propria difesa, mai per aggredire l'animale. Il furore indicibile delle scimie,
      aumentato dalla forza, è sempre da temersi, e la destrezza che posseggono rende spesso impos-
      sibile al loro nemico di fare un colpo decisivo".
      Du Chaillu, nella relazione de' suoi viaggi nell'Africa equatoriale, attribuisce al gorilla
      una forza prodigiosa, dicendo che quattro uomini robusti non sono sufficienti per tener fermo
      un individuo di due anni e mezzo; gli adulti sarebbero capaci colle loro mascelle di rendere
      piatta una canna da schioppo, e di rompere, colle mani, degli alberi del diametro di quattro a sei
      pollici.
      Passiamo ora alle estremità. Alcuni vogliono sostenere che l'uomo sia quadrumano, per-
      chè i suoi arti inferiori, coll'esercizio, possono acquistare la facoltà di afferrare. Si conoscono
      degli esempi che appoggiano questa idea. I Charruas, tribù indiana dell'America meridionale,
      forti cavalcatori, usano, in luogo di staffa, un semplice anello, nel quale impegnano il solo dito
      grosso (alluce), tenendovisi strettamente; gli Indiani dell'Orenoco, quelli del Jacutan, i Negri


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Antropologia
di Giovanni Canestrini
Hoepli Milano
1888 pagine 204

   





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