È certo che i piedi dell'uomo, col lungo esercizio, possono, quantunque incompletamente,
assumere l'ufficio di mani; ma siccome la loro forma e struttura li rende atti a sopportare il peso
del corpo, non è possibile chiamarli mani. Così pure non è accettabile l'opinione che dichiara
bipedi tanto l'uomo che le scimie, perchè gli organi strettamente omologhi non meritano sempre
il medesimo nome. L'ala del pipistrello e dell'uccello e la pinna pettorale del pesce, sono di cer-
to organi omologhi al braccio umano; eppure nessuno chiamerà l'ala o la pinna un braccio. L'a-
natomico inglese ha provato l'unità del tipo anatomico negli arti addominali dei primati, ma nul-
la più. Il termine di mano ha un significato fisiologico. Ora l'anatomia comparata c'insegna, che
organi diversissimi possono essere analoghi, ossia compiere la medesima funzione, così che
una mano potrebbe perfino non essere parte di un arto e trovarsi in animali di serie diversa, p.
es., negli aracnidi o crostacei. In un senso più largo si è chiamata mano la proboscide dell'ele-
fante colla sua appendice digitiforme, e la coda delle scimie fu detta una quinta mano. Se noi
chiamiamo piede quell'estremità, in cui l'alluce costituisce il sostegno durante la stazione ed il
cammino, e che serve a mutare il passo, l'uomo ha due piedi, e lo scimie ne mancano; e se
chiamiamo mano quella estremità, in cui il pollice può allontanarsi dalle altre dita in seguito ad
una particolare struttura, ed opporsi alle medesime allo scopo di prensione, l'uomo ha due mani
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Antropologia
di Giovanni Canestrini
Hoepli Milano 1888
pagine 204 |
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