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      Nella classificazione dell'uomo si è dato qualche valore ai costumi, alle abitudini, alle
      credenze religiose, alle tradizioni, ecc. delle diverse genti; ma si è dovuto convincersi che tale
      valore è ben lieve, poichè i costumi, le abitudini e le credenze si modificano o mutano facilmen-
      te, e le stesse tradizioni sono mutilate, svisate o contraffatte nel corso dei tempi.
      È stato dato grande peso ai criterî linguistici, ritenendo che la somiglianza della favella
      fosse prova di consanguineità; ma un distinto filologo, Max Müller, così si esprime in proposi-
      to: "L'etnologia e la linguistica devono, almeno per ora, essere tenute ben separate. Molti equi-
      voci e controversie trovano la loro causa in ciò che dalla lingua si è voluto giudicare del sangue
      e viceversa. Quando ambedue le scienze avranno stabilita, indipendentemente l'una dall'altra, la
      classificazione dei popoli e delle favelle, allora soltanto si potranno confrontare insieme i risul-
      tati, ai quali saranno giunte, ma come bene si comprende, è così poco corretto di parlare di un
      cranio ariano come di una lingua dolicocefala." E l'Ecker soggiunge che la lingua non prova
      l'affinità della discendenza, ma soltanto quella dell'educazione. A sostegno di queste idee può
      aggiungersi, che gli Europei che emigrano nell'America del nord dimenticano ben presto il loro
      dialetto ed assumono i costumi e la favella degli yankees, mentre si conserva per molte genera-
      zioni la forma originaria del cranio. È anche constatato che in alcuni casi i popoli vinti hanno


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Antropologia
di Giovanni Canestrini
Hoepli Milano
1888 pagine 204

   





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