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      Una buona parte di essi conserva i proprii caratteri in tutta Europa, e cioè il cranio dolicocefalo,
      i capelli neri, il viso prognato, le sopraciglia folte che s'incrociano alla radice del naso, le labbra
      tumide e le gambe corte in proporzione del tronco; ma ve ne hanno altri che subirono delle va-
      riazioni. Ed è per noi interessante il vedere che l'Ebreo in Inghilterra si avvicina al tipo inglese,
      avendo i capelli lisci, finissimi e biondi, la fronte alta e l'occhio ceruleo. In Piemonte esso pre-
      senta un cranio rotondo; nell'oasi di Waregh, al 32° latitudine sud, ha la cute dei Negri; e nel-
      l'Abissinia ha perfino il naso schiacciato e la capigliatura lanosa.
      È ben naturale che cotesti cambiamenti non si compiano, se le condizioni di vita restano
      inalterate. In allora domina sovrano il principio dell'ereditarietà dei caratteri, e noi vediamo una
      razza rimanere immutata per molti secoli. Così i Negri schiavi dipinti sulle mura dell'antica Ba-
      bilonia somigliano perfettamente ai Negri odierni; e nelle mura di Ninive o nelle piramidi egizie
      si vedono dei gruppi di Ebrei che non sono diversi da quelli de' tempi presenti.
      Dopo quello che fu detto sembra probabile, che in origine apparisse un'unica razza uma-
      na, la quale si diffuse sopra un'ampia superficie, e fu posta così in condizioni di vita molto dif-
      ferenti. Per queste condizioni di vita non intendiamo solamente le più manifeste, come il clima,
      l'umidità, il suolo, il nutrimento, ecc.; ma anche le più recondite, quelle cioè che agiscono sul-


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Antropologia
di Giovanni Canestrini
Hoepli Milano
1888 pagine 204

   





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