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      Con tale carattere l'embrione
      umano si è separato da un grande numero di animali; e mentre prima nessuno avrebbe potuto
      prevedere a quale classe fosse per appartenere il nascituro, ora può affermarsi che sarà un ver-
      tebrato.
      Più tardi, dal blastoderma succitato prendono origine due altre produzioni embrionali, di
      cui l'una, il così detto amnio, racchiude l'embrione come un sacco, entro cui si deposita un li-
      quido (acqua dell'amnio), nel quale il feto nuota, mentre l'altra chiamasi allantoide ed ha una
      grande importanza per la vita dell'embrione, poichè porta i vasi di questo verso la periferia del-
      l'uovo e contribuisce così alla formazione di quell'organo, che dicesi placenta, col mezzo del
      quale l'embrione può ricevere dalla madre il necessario nutrimento e liberarsi da incongrui ma-
      teriali. Ora l'embrione non è di un vertebrato qualunque, ma di un vertebrato superiore, ossia di
      rettile, uccello o mammifero, perchè soltanto in questi vertebrati si sviluppano le due produzio-
      ni anzidette.
      Coll'apparsa della placenta l'embrione manifesta il suo carattere di mammifero placenta-
      rio, ed essendo la placenta stessa di forma discoidale, quello di mammifero di uno degli ordini
      più elevati. Solo negli ultimi stadii di sviluppo l'uomo si stacca anche da questi ordini ed assu-
      me i distintivi che lo contrassegnano di fronte agli altri mammiferi.
      L'embrione dunque non si forma d'un tratto con tutte le sue parti perfettamente organizza-
      te; ma somiglia dapprima, allo stato di uovo, agli infimi esseri unicellulari, e solo in seguito,


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Antropologia
di Giovanni Canestrini
Hoepli Milano
1888 pagine 204