non potrà guadagnarvi. Se, al contrario, si ammette il lento e progressivo sviluppo dell'uomo, e
con ciò la sua discendenza da uno stipite umile ed imperfetto, la supremazia nella natura da noi
raggiunta si presenterà, almeno in parte, come il risultato dei nostri lavori e delle nostre lotte; le
perfezioni saranno merito nostro, mentre l'oscura origine sarà giusta scusa delle nostre imperfe-
zioni e dei nostri errori.
Si asserisce che la credenza nella unità della origine dell'uomo e degli animali conduca
seco lo imbestiare e il degradare l'uomo stesso. Ma cotesti non sono che argomenti rettorici su-
perficiali. Si può egli dire che il poeta, il filosofo e l'artista, che col genio costituisce una gloria
della sua epoca, sia decaduto dall'alta sua posizione per la probabilità storica, per non dire cer-
tezza, che egli è un discendente diretto di qualche selvaggio nudo e brutale l'intelligenza del
quale bastava appena a renderlo un poco più astuto della volpe, e un poco più terribile della ti-
gre? Oppure è egli forzato di camminare a quattro gambe, perchè sta il fatto, completamente
fuori di ogni dubbio, che una volta egli era un uovo, nel quale non si poteva minimamente di-
scernere differenza alcuna da quello di un quadrupede? Coloro che riflettono, smesso ogni pre-
giudizio tradizionale, troveranno nella umile origine dell'uomo la miglior prova di fatto dello
splendore delle sue attuali prerogative, e discerneranno in questo lungo cammino a traverso il
passato, un fondamento ragionevole per credere alla realizzazione di un più nobile avvenire.
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Antropologia
di Giovanni Canestrini
Hoepli Milano 1888
pagine 204 |
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