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      Rifiutò pure gl'inviti della chiesa italiana d'Anversa nel 1580, alla quale andò il conte Ulisse Martinengo, dopo rimasto alcun tempo in Valtellina. Altre chiese avevano i nostri a Ginevra e Londra.
      Alla causa dei cattolici, più che il venir dei nemici, noceva l'addormentarsi delle sentinelle d'Israele. Anziché levarsi al sacerdozio i più probi e sapienti, ogni genìa vi trovava asilo, ogni ignorante, molti malvissuti vi si ricoveravano per avere agio, sicurezza ed ozio. L'essere il clero immune dal Foro secolare lo rendeva baldanzoso col venderli simulatamente agli ecclesiastici, o col legarli a nome di benefizio, si sottraevano i fondi alle gravezze. Se in una famiglia vi fosse un prete, a qualunque richiamo compariva lui. Se in un delitto fosse implicato un prete, si invocavano i privilegi del Foro. I preti intanto andavano attorno carichi d'armi, volevano cacciare nei tempi proibiti (era dalle calende di marzo a quelle di luglio). Con astuzie si causavano dalle taglie(24). Peggiori cose ebbi ad imparare dagli atti delle visite degli ordinarii di Como e di Milano. Oltre che i più fra i sacerdoti appajono ignoranti a segno, da saper a mala pena segnare il proprio nome, intendevano a turpi guadagni, tenevano senza pudore in casa le complici ed i frutti dei loro peccati(25). E taccio le violenze, le ire, le troppe più cose ch'io so, e che facevano correre in proverbio non esservi modo più facile di dannarsi che l'andar prete(26). Non erano così rari quelli che, per i bisogni delle plebi, avevano facoltà di celebrare due messe la festa: ma molti se la usurpavano per guadagno.


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Il Sacro Macello di Valtellina
di Cesare Cantù
Sonzogno
1885 pagine 160

   





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