Dichiara però di ingerirsi il meno che può "né tenere per ajutare que' popoli altra via che la spirituale".
Non meno attento a salvar la Lombardia dalla contagione fu il cardinale Federigo Borromeo: il quale perfino, allorquando dovevano alcuni soldati svizzeri e grigioni attraversare la valle San Martino ed altre terre bergamasche di diocesi milanese e di giurisdizione veneta, pronunziò scomunicato chiunque conversasse, o, ch'è tampoco, albergasse quegli eretici; esagerata provisione, alla quale la serenissima repubblica veneta impedì fosse dato corso. Senza più altro aggiungere, basti il già detto a scusare i Grigioni se dal paese davano divieto ai preti e frati forestieri, specialmente ai Cappuccini, come orditori di cose nuove. Quanto alle indulgenze ed ai giubilei, si bandissero pure, ma o tacessero quelle parole pro extirpatione haereseon, o i preti dichiarassero che sotto il nome di eretici non s'intendevano i Riformati: altrimenti era iniquo che i sudditi pregassero contro i loro padroni.
Tanto erano da ciò esacerbati gli animi, che qualunque cosa venisse dai Riformati era sospetta ai Cattolici: qualunque cosa procedesse dal vescovo o da Roma, si rifiutava dagli Evangelici, per buona che fosse, d'ogni vin dolce facendo un aceto arrabbiato. E mi faccia testimonio la riforma del calendario. Il concilio Niceno nel 325 aveva adottato, pel calcolo della Pasqua, il calendario di Giulio Cesare, che suppone l'anno di giorni 365 ed ore 6 appunto, e che 19 anni solari equivalgano a 235 lunazioni; ondechè aveva ordinato che l'equinozio di primavera cadesse al 21 di marzo.
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