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      Si moltiplicavano dunque le gozzaje: per una parte e per l'altra tirandosi al peggio che si facesse, ogni sospetto si pagava colla vita. Così fu (per tacer altri) del conte Scipione Gámbara bresciano, che per aver ucciso un suo cugino, casi ordinarj in quel beato tempo antico, era fuggito a franchigia in Tirano, ed ivi, secondo che l'uso e il suo delitto portavano, si teneva attorno una masnada di buli, come si chiamavano i bravi. Entrò gelosia nei Grigioni ch'egli volesse dar mano a stabilire l'inquisizione, e liberare la valle dai Protestanti: onde, còltolo, e coi metodi consueti in tali procedure, convintolo di trama col cardinal Sfondrato e coll'inquisitore Montesanto, egli, come nobile, fu decapitato a Teglio, il suo complice Lazzaroni di Tirano squartato vivo, e le spese del processo caricate alla valle. Peggio avvenne quando Ulisse dei Paravicini Capello di Traona, che reo di molto sangue campava sul bergamasco la vita, osò una notte ricomparire con venti sicarj in patria, e trucidare i magistrati. L'atroce fatto seppe di ribellione ai Grigioni, e quindi il sospetto, quindi lo sdegno pose in maggior urto gli animi, ed i cattolici, o per colpa o per pretesto, venivano, or l'uno or l'altro spicciolati, modo sicuro d'indebolire le fazioni. Così la certezza dell'odio pubblico faceva prendere tali provisioni, che lo rendevano implacabile. Qualche buon ordinamento veniva talora(46), ma di corto cadeva nell'oblio e non rimaneva che il peggio.
      Sotto la protezione dei signori, che dicevano: "Credi quel che ti piace, ma fa quel ch'io ti comando" ogni tratto qualche nuovo Cattolico disertava, anche preti e curati.


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Il Sacro Macello di Valtellina
di Cesare Cantù
Sonzogno
1885 pagine 160

   





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