E pareva che ciascuna parte si fosse proposto di mostrare, colla condotta meno evangelica, di possedere il vero vangelo. Vi erano sì i buoni che gridavano da una parte e dall'altra: "Se la nostra fede è la vera, se viene da Dio proviamolo col deporre questa rabbia anticristiana: la carità move da Dio, la discordia dall'inferno: unitevi di spirito e di cuore, e Dio sarà con voi: il nostro non è il Dio delle contese, ma della pace e dell'amore"(50). Così dicevano: ma quando mai il discorso dei savj la vinse sopra l'orgoglio e l'egoismo delle opinioni?
I Cattolici però potevano dire ai loro avversarj: "O voi che venite a mostrarci in errore: non siete uomini voi pure, non siete voi pure all'errore soggetti? Noi seguitiamo la tradizione d'uomini pii, e più vicini al tempo del Redentore: voi nasceste pur jeri. Noi stiamo ad un'autorità di origine divina, al sentimento del genere umano; voi surrogate la più fredda delle umane doti, la ragione, il più variabile appoggio, la particolare persuasione. Voi venite a predicare l'amor di Dio: eppur da voi nascono la scissura e la desolazione della patria". Fondati su questo e sulle tante ragioni, che anche umanamente rendono inconcussa la fede nostra, contrastavano i Cattolici al progresso dei Riformati: e poiché non v'è caso di gran timore senza che vi sia di gran coraggio, si narrano molte e ribalde e generose opposizioni. Poniamo fra le prime i divisamenti dell'arciprete Schenardi di Morbegno che in uno scritto latino sul propagare la fede cattolica nella Rezia, suggeriva che quando i ministri eretici, ogni ottava del Corpus Domini, venivano a celebrare i loro conciliaboli, nel ritorno fossero còlti in imboscata in quel tratto di terreno presso Bocca d'Adda che spetta al Milanese(51), e mandati a Roma.
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