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      Parrebbe anzi che unissero alle suppliche l'atto di quella congiura(65). Ma perché, mentre si conservarono le suppliche perì tal documento? Come, fra tanti fasci di carte, che ad altri ed a me non parve fatica rovistare, questa non si rinvenne? Ben si ragiona di qualche lettera, ed il Bajacca asserisce nel 1619 esserne caduta in mano dei Cattolici una, di non si sa qual predicante, che si leggeva "Dio vi salvi, fratelli. Non potendo la patria conservarsi in altra guisa che col levare di mezzo i dissidenti, si conchiuse che vengano dalle fondamenta tolte la città ed il vescovo di Coira, poi la Rezia tutta per riguardo ai papisti". Ne recitano pure un'altra lunga latina, che suona in questo tenore: "Fratelli, il dado è gittato... usiamo prestezza: non diamo agli avversarii tempo a respirare... I papisti non si devono ridurre alla disperazione se non si possono insieme prendere ed uccidere, poiché spesso la disperazione è causa di vittoria. Mentre dunque il ferro è caldo, battiamo: di poi l'occasione sarà calva: moviam loro liti, molestiamoli citando, disputando, mormorando: calunniamoli, finché lice quanto piace; quelli d'alto ingegno irretiamo colle astuzie: allontaniamo così qualunque pericolo possa alle cervici nostre sovrastare; tronchiamo le più alte: prima il vescovo, gli abati, i prelati, i ministri avversi prendiamo, poi gli ispanizzanti; rissiamo gli altri fra loro affinché si consumino: questi cacciamo, quelli abbattiamo: se non taglieremo, saremo tagliati: oppressi quelli, nulla è a temere.


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Il Sacro Macello di Valtellina
di Cesare Cantù
Sonzogno
1885 pagine 160

   





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