Tutta Europa si mise in ragionamenti di politica per quell'angolo d'Italia, piccolo sì, ma che, per la sua postura, faceva gola a troppi potentati. Imperocché la Valtellina, come dicemmo, dall'estremo occidentale tocca il Milanese, dall'opposto il Tirolo; gli altri due lati confinano coi Veneziani e coi Grigioni; ed è noto che allora un ramo austriaco imperava in Germania, un altro nella Spagna, nel Nuovo Mondo e in tanta parte d'Asia. Immensi possessi, tra cui andavano perduti il Milanese e il Napoletano. Cadeva la Valtellina alla Spagna? Ecco aperto e spedito un passo, onde tragittare qualunque esercito dalla Germania in Italia, volessero o no gli Svizzeri ed i Grigioni. Che se in tal modo si fossero dato mano i domini austriaci dalla Rezia fino alla Dalmazia, avrebber tolto in mezzo la Venezia e gli altri Stati Italiani, impedendo a questi i soccorsi esterni, e divenendo arbitri della Penisola. Veniva poi il papa, sperando in quel torbido pescare grandezza alla Chiesa od ai nipoti; veniva la Francia ingelosita della baldanzosa potenza austriaca, come la chiamava il Richelieu. Dall'altra parte i Riformati della Rezia, di Svizzera, di Germania, d'Olanda, fin d'Inghilterra, sostenevano, per interesse di religione, gli antichi dominatori: i predicanti, in ogni paese, narravano ed esageravano l'assassinio, chiedendone vendetta, a nome non solo della fede, ma dell'umanità. Non è dunque meraviglia, dice il Capriata, se, come per la bella Elena i Greci ed i Trojani, così per la Valtellina i principi, con tutto lo sforzo dell'imperio e dell'autorità, si travagliassero.
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