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      Ma alla sua corte era egli scaduto di credito come primo autore di questo moto di Valtellina, che alfine non partoriva che guai. Ed il papa, dicendole sottili invenzioni spagnuole, non volle ricevere in Valtellina guarnigione austriaca. Se così pensava da vero, il fatto lo disingannò, avvegnaché il Coevres, che fu poi maresciallo d'Estrée, spiegata bandiera francese, entrò in Coira, restituì alla libertà le Dritture, cacciò il vescovo, rimise il primiero stato, e marciò sopra la Valtellina. Il 29 novembre entrò in Poschiavo, poi per Brusio fu sopra il castello di Piattamala, difeso dai soldati del papa con quel valore che li fece passare in proverbio: espugnatolo, si condusse a Tirano(83). Il Bagno, che ivi si trovava pieno d'orgoglio ma vuoto di valore, senz'altro cedette; il che se non fu tradimento, fu inescusabile viltà.
      Quivi il Coevres conchiuse un trattato coi deputati della valle, promettendo gli alleati proteggerebbero il paese. Grigioni non entrerebbero nei forti, solo resterebbero finché fosse stabilito un ragionevole governo. Intanto si solleciterebbe una decisione all'affare. Il Robustelli, adoprato invano a difesa della patria, che aveva tratta in sì infelice ballo, si ridusse sul Milanese a Domaso. Il Bagno a Verceja. La valle tutta fu occupata dai Francesi, esultando quelli, cui non l'intera libertà stava a cuore ma il cambiar di signori. Il papa mosse bensì qualche lagnanza ma quietamente, cui più quietamente rispose il re di Francia, incolpando il Coevres d'avere trasceso le sue commissioni.


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Il Sacro Macello di Valtellina
di Cesare Cantù
Sonzogno
1885 pagine 160

   





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