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      Già il grosso di costoro per Lindau era venuto nel Chiavennasco, e stava per calarsi sul Milanese quando il Cordova, governator di questo, mosso dai reclami dei popoli, spaventati dai latronecci e dal contagio, mandò l'ordine che non si avanzasse più.
      Si diffuse dunque per tutta la Valtellina questo nuovo ed orribile flagello. Erano, quelle, bande assassine, che andavano desolando la Germania nella guerra detta poi dei Trent'anni; erano i Lanzichinecchi di quel Waldstein che in sette anni smunse da una metà della Germania sessantamila milioni di talleri(86). Gente che, solo ingorda di far suo l'altrui, non perdonava a sacrilegi, a stupri. Ora colla forza, or cogli ordini portava via i mangiari di quella povera gente. Sicché, oltre le solite provigioni, la valle doveva pagare 10.000 scudi al mese, e con larghissimi doni abbonacciare, se non saziare, l'ingordigia degli uffiziali(87).
      La stagione era andata affatto sinistra ai grani, sicché n'era un caro già eccedente nel 1628, esorbitante nell'anno seguito(88): onde può ognuno figurarsi come travagliasse la Valtellina, sino a vedere la gente, abbandonata del pane per sostentarsi un dì, trovar buone a mangiare le carogne, a contendere alle bestie la gramigna e le ghiande. Si richiamavano con dolorosa istanza i Valtellinesi ai governatori di Milano. Ma a questi piaceva meglio lasciare le truppe colà, che trarsele nello Stato. Finché cresciute a 22.000 pedoni e 3.500 cavalli, non trovando più sostentamento, dovettero portare il disastro delle loro lentissime marce sopra il Milanese.


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Il Sacro Macello di Valtellina
di Cesare Cantù
Sonzogno
1885 pagine 160

   





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