In somma fu, per venire presto al fine di questa lagrimevole narrazione, che il governatore Leganes coi deputati Reti ultimò l'affare in Milano, restituendo ai Grigioni la Valtellina coi patti e salvi compresi in 40 articoli, i cui termini principali erano questi: - nessuno venisse riconosciuto pei fatti corsi dopo il 1620; cassate le procedure di Tosana; le finanze, le tratte e le consuetudini tornino come avanti l'insurrezione; gli uffiziali, dal vicario della valle in fuori, vengano eletti dai signori Grigioni, e la sindacatura se ne faccia in paese; degli statuti impressi nel 1549 sono derogati nominatamente quelli intrusi a danno della fede e delle immunità ecclesiastiche; Bormio ed altri comuni godano i privilegi quali avanti la rivolta; così Chiavenna e Piuro conservino le proprie leggi, ed invece del vicario, possano nominare tre persone pratiche del diritto, una delle quali assista al podestà nei casi criminali; in occasione di passaggio di truppe, i Grigioni procureranno che i Valtellinesi vengano trattati e compensati al pari di loro; unica religione la cattolica, operando in ciò come gli Svizzeri nei baliaggi italiani; non inquisizione; vescovo, preti frati esercitino francamente i loro ministeri, non vi fermi dimora alcun protestante, se non sia magistrato; i signori Grigioni cattolici eleggeranno di due in due anni chi provveda acciocché non sia indotta novità; si manderanno a fascio le fortezze erette dopo la sommossa. Alle tre leghe doveva la Spagna pagar 1.500 scudi l'anno per ciascuna, e mantener sei giovani a studio a Milano e a Pavia.
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