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      Cosė ora ci ricorreranno le parole di coscienza, fede, avvenire, salute, giustificazione: che importa se le disappresero fin quelli che pių dovrebbero conoscerle e insegnarle?
      Ma anche la veritā ha le sue sčtte, ed esse portano a quell'esagerazione, dalla quale dovrebbero pių rifuggire le cause che hanno coscienza della propria forza. Quindi ci si rinfaccia che agli ecclesiastici devono essere riservate disquisizioni, ov'č impossibile a laici mantenersi in quell'esattezza, alla quale falliscono fin i maestri in divinitā, nč convenire ai figli d'Abinadab stendere la mano a sorreggere l'arca barcollante.
      Quando tanti secolari si fanno lecito di berteggiare i dogmi e i riti, e dar consigli ai depositarj di essi, perchč sarebbe men conveniente a laici l'assumerne la difesa? Tanto pių imparziali essi appajono quanto che niuna speranza terrena li lega al potere che sostengono, niuno speciale carattere nč prefissa educazione gli obbliga o li trae a professare sgradite veritā e ad affrontare l'impopolaritā; nč sono stretti da quello spirito di corpo che i corpi ruina, perchč, colla paura di screditarli, ne scusa o maschera le aberrazioni, e non ne scevera gli elementi corrotti.
      Quando il senatore Flaminio Cornaro mandō a Benedetto XIV la sua Storia delle chiese venete, il papa ringraziandolo, non solo lo esortava a continuare le dotte ricerche, ma desiderava che altri laici vi s'applicassero, come in vecchi tempi ne han dato esempio san Giustino, Atenagora, Arnobio, Didimo, Latanzio, Prospero d'Aquitania, Severino Boezio, Cassiodoro, Evagrio, e ne' recenti il Fiorentini, il Buonarroti, il Sigonio, il Masini, lo Zani, il Cappello, il procuratore Giustinian, Diodo, Morosini, Loredano, Laura, Quirini, Secondini, Maffei ed altri molti2.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantų
Utet
1865 pagine 608

   





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