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      Ma non vi si cerchi l'espressione più precisa e sistematica de' dogmi; la dottrina al pari che l'organamento si vanno svolgendo e assodando via via che la disputa costringe alla definizione più esatta e al chiarimento. Dapprima i dogmi sono, direi, fatti; è la parola di Cristo che costituisce l'insegnamento degli apostoli, non allegando altra autorità che la rivelazione divina: in appresso divien necessario formolare le basi del cristianesimo, e imprimervi un carattere, che più non possa alterarsi. A tal uopo Gesù Cristo avea promesso alla Chiesa l'indefettibile assistenza dello Spirito Santo. Essa nel cenacolo ha la stessa fede come quando è diffusa in 200 milioni di credenti: sicchè bisogna ammettere o un miracolo permanente, o che Cristo non abbandonò al capriccio della ragione individuale l'interpretare il senso delle verità rivelate.
      Se san Paolo avea fulminato la ragione umana21, certamente intendeva gli abusi che ne faceva allora la filosofia, come alcuni cattolici ai dì nostri condannano la libertà, poichè di questo nome si ammanta l'abuso del potere. Ma i Padri, e Giustino avanti a tutti, concilia la fede colla ragione, il vangelo colla vera filosofia, mostrando che quanto essa ha di vero e di buono l'ha dedotto da noi: assegnano i limiti della ragione e della fede, senza confonderle.
      De' quali insegnamenti una gran pruova si ha nel vedere come gli etnici allora, cambiando sistema, togliessero a dimostrare che i Cristiani aveano dedotto ogni cosa dalla filosofia gentile: fino artifizio di colpirli appunto colle armi, di cui essi eransi muniti.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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