Ma il problema della Grazia implica quello del generale sistema dell'universo, e può sollevare dubbj fin sulla personalità del creatore e sulla suprema misericordia, qualora nel libero arbitrio delle creature non si trovi il motivo delle miserie umane. E fu sant'Agostino che più di tutti penetrò nell'incomunicabile perfezione di Dio, nella sovranità assoluta e onnipotenza di esso: posando una vera teologia, cioè la conoscenza della natura divina.
La Chiesa assisteva nella sua maestà a quei dibattimenti, attenta a non imporre limiti alle credenze se non dove necessarj, nè volendo reprimere la discussione finchè si attenesse ai dogmi sanzionati; frenando i proprj difensori, anzichè spingere sulla via pericolosa delle teoriche, persuasa che il suo sposo la condurrebbe alla meta. Per conservare e consolidare l'unità eransi raccolti altri concilj ecumenici, cioè universali; il II a Costantinopoli (381), il III a Efeso (431), il IV a Calcedonia (451), importantissimi per la dogmatica cristiana e la gravità dei punti ivi discussi e definiti: in quello di Costantinopoli la divinità e consostanzialità dello Spirito Santo contro i Macedoniani; in quello di Efeso l'unità di persona in Gesù Cristo, avente ad un tempo due nature l'umana e la divina, cioè vero Dio Uomo, Verbo incarnato, contro Nestorio che del figlio di Dio e del figlio di Maria faceva due persone, fra loro amiche ma distinte; in quello di Calcedonia la distinzione delle due nature in Gesù Cristo e la verità e interezza dell'umana natura in Lui, contro Eutiche, il quale, dando nell'eccesso opposto a quello di Nestorio che l'unica persona di Gesù Cristo scindeva in due, le due nature di Lui confondeva in una, volatilizzando l'umanità del Redentore, e facendola assorta e consunta dalla divinità. Quest'ultimo concilio essendo stato tenuto contro gli Eutichiani, lasciò correre come alieni dal suo proposito tre punti che pareano favorevoli ai Nestoriani: cioè non proferì sentenza contro la memoria e gli scritti di Teodoro di Mopsuesta, già maestro di Nestorio ed infetto della stessa eresia e di pelagianismo; nè riprovò una lettera di Iba vescovo di Edessa, nella quale era lodato esso Teodoro, e vituperati san Cirillo e il concilio di Efeso tenuto contro l'errore di Nestorio; nè finalmente condannò gli scritti di Teodoreto, nei quali parimenti trovavansi cose contrarie a san Cirillo e al concilio di Efeso, e puzzanti di nestorianismo.
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