Moltiplicaronsi dunque le figure de' santi e del Salvatore, le storie del nuovo e vecchio Testamento, opportune sì a dare alle arti belle il pascolo che aveano tratto fino allora dal gentilesimo, sì ad allettare gli occhi de' Barbari, che talvolta da una rappresentazione erano condotti a conoscere le morali verità del vangelo. Avendo un vescovo di Marsiglia spezzato alcune statue di santi perchè non fossero occasione d'idolatria, Gregorio Magno il rimproverò, mostrando come da tutta l'antichità le storie de' santi furono rappresentate in pittura, la quale all'ignorante serve come lo scritto a chi sa leggere47.
Si sarà abusato di questo, come d'ogni cosa umana, e prestato adorazione alla figura, destinata ad elevare verso l'ente supremo; ma un tale errore non potè divenire comune nei Cristiani: laonde i Maomettani che lor rinfacciavano d'essere idolatri, non aveano maggior ragione che quando li tacciavano di politeisti a causa della Trinità. Leone Isaurico, da pastore divenuto imperatore d'Oriente (717), pensò levar appiglio a quest'accusa col vietare le effigie devote, e mandò per tutto l'impero ad abbattere o bruciare quanto prima erasi venerato. Il popolo pronunziossi contro questo re teologo, l'intitolò spezza-immagini (Iconoclaste), repulsò la violenza colla violenza, onde l'imperatore fu costretto a moltiplicar ingiustizie e violenze, come chiunque tocca alla religione con potere profano.
Nello scompiglio cagionato dall'invasione dei Barbari, dove si schiantarono tutti i vincoli civili, unica la società cristiana era rimasta immobile, perchè fondata non su contingenze, ma su idee perpetue; alla forza opponeva freni di giustizia, d'amore, e consolidava l'unità e l'indipendenza propria, non coll'eccitare le antipatie, ma col connettere le nazioni tutte; e al governo de' Barbari, che, più o meno, era uno stato d'assedio imposto ai vinti da un esercito vincitore, affacciava esempj d'ordine, di pace, di personale dignità.
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