I popoli nel pontefice non veneravano solo il vicario di Cristo, il depositario dell'eterna verità, ma il tutore universale, il freno de' prepotenti, l'oracolo della giustizia; i nuovi convertiti piegavansi a questo, dal quale eran venuti ad essi i missionarj, e deferivangli le cause più controverse. E a lui ricorsero nella persecuzione iconoclasta.
Gregorio II, invocato anche dai vescovi greci48, esponeva all'imperatore la dottrina della Chiesa cattolica su quel punto: e «se aveste interrogato persone intelligenti v'avrebbero chiarito che, se l'ignoranza può far credere che noi adoriamo pietre e muraglie o tavole, noi vogliam con esse unicamente commemorare coloro di cui esse portano il nome e le sembianze, ed innalzare il nostro spirito, torpido e grossolano. Tolga il cielo che le teniamo per Dei, nè poniamo in essi fiducia. Ma posti dinanzi a quella di Nostro Signore diciamo: Signor Gesù, soccorreteci e salvateci; a quella della sua Santa Madre: Santa Maria, pregate il figliuol vostro che salvi le anime nostre; ad un martire: Santo Stefano, che spargeste il sangue per Gesù Cristo, e presso lui tanta grazia avete, pregate per noi».
L'iconoclasta non usò altra risposta che quella usata da' prepotenti, obbedissero, o guai: e, «Manderò a Roma a sfrantumar le immagini di san Pietro, e il papa portar via carico di catene». Tutta Italia si mise in fuoco; Ravennati e Napoletani insorti uccisero l'esarca, i Romani trucidarono il duca Esilarato, venuto per arrestar il papa; e armati per difendersi, rifiutando il peccato e il tributo, gl'Italiani gridano non voler più il dominio di questi Greci, sprezzati come deboli, abborriti come eretici, ed eleggono magistrati proprj, invece di quelli venuti da Costantinopoli.
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