Roma provedeva anche ai più lontani popoli, ricevendo reclami, scrivendo, citando, mandando nunzj e istituendo tribunali di nunziatura ove nessun altro ve n'avea51; ponendosi arbitra nelle contese dei principi, o di questi coi popoli; dettando leggi comuni, fondate sulla giustizia eterna, e delle quali, anche in circostanze sì mutate, possono alcune trovarsi inopportune, nessuna ingiusta.
Se dunque l'autorità pontifizia giganteggiò, non fu un'ambizione, tramandata per mille anni da un all'altro de' papi, così diversi di origine, di patria, di regola, di costumi, di scienza, di partito, di umori, di passioni, eppure consenzienti infallibilmente nell'ordine delle cose superne; non un palmo di terra s'aggiunsero essi per via di conquista, durante il medioevo; variarono di politica nelle vicende terrene, or cacciati, or prigionieri, ora schiaffeggiati da que' potenti, sui quali imperavano assolutamente nelle materie religiose, e ai quali impedivano di rendersi tiranni.
Da questa mescolanza di diritti e d'interessi nascevano frequenti cozzi, che costituiscono una gran parte della storia del medioevo, e diedero origine alle eresie politiche, delle quali dovremo occuparci. E per ciò giova chiarire la natura di questo sacro romano impero, che col titolo stesso mostrava aspirare ad un primato morale, a modellare il consorzio laico sulla gerarchia ecclesiastica, introdurre ordine legale fra i popoli scomunati; lo che era pure l'intento de' pontefici. Quel primato non vuolsi confondere colla monarchia universale; bensì unificava la podestà laica per disciplinarla sotto la podestà di Dio: rendendosi venerabile non per soldati e forza muscolare, ma pel diritto e per l'idea del dovere, costituiva una gran federazione, dove, sotto un capo elettivo, poteva sussistere qualunque forma di governo; superiorità, non dominio, che rispettava le individualità delle nazioni, pur mettendole d'accordo nello sviluppare ciascuna la propria, e tutte la generale civiltà.
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Dio
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