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      DISCORSO III
     
      ETÀ FERREA DEL PONTIFICATO. I CONCUBINARJ. LE INVESTITURE.
      GUERRA FRA IL PASTORALE E LA SPADA.
     
      La nostra religione è inalterabile nella essenza; ma nella sua attuazione esterna toccando alle cose umane, trovasi esposta alla contaminazione degli interessi e delle passioni terrene. Nuove irruzioni di Saraceni ed Ungheri, e orrida sequela di sventure aveano colpito l'Italia; lo stesso rinnovamento che i papi aveano sperato ricostruendo l'impero d'Occidente riuscì a nuovi disastri, causati dal disordine feudale, che annetteva la giurisdizione al possesso, cioè tramutava ogni possidente in principe, con diritto di giustizia e di guerra. Ne seguiva uno stato di perpetui e personali conflitti, e la depravazione che accompagna la guerra permanente.
      I principi e i baroni invidiando le vaste ricchezze e il conseguente potere acquistato dalla Chiesa, ne voleano almen qualche porzione. Ogni vacanza di vescovadi e del papato apriva l'arena a brogli, a corruzioni, a violenze; disputandosi la mitra e la tiara, siccome un tempo la corona imperiale. Gli imperatori, quali tutori della Chiesa, credettero rimediarvi col presedere alle elezioni e confermarle: ma ciò che prima era una protezione, un rimedio a deplorabili abusi, divenne un'arroganza e un peso quand'essi non tennero per legittima l'elezione d'un papa se non fosse approvata da loro. Secondo le norme feudali, ogni dovere veniva da un impegno personale; il possesso medesimo era una concessione, simboleggiata con atti materiali e solenni, e condizionata a patti espressi.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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