Non è del nostro quadro il divisare le cure che in tal senso diede a tutto il mondo. Fermandoci all'Italia e alle eresie di qua, diremo come in Lombardia sopratutto si fossero estesi fra gli ecclesiastici il concubinato e la simonìa55. A Milano principalmente pretendevasi che il vescovo sant'Ambrogio avesse concesso la moglie al clero56: il quale, della propria ricchezza insuperbito, asseriva che sant'Ambrogio non fosse inferiore a san Pietro, e rinegando i papi, appoggiavasi a re e imperatori, dai quali comprava per rivendere. Il clero minore e il popolo scandolezzavansi di que' disordini, viepiù pel confronto colle austerità de' monaci; e quando i prelati dicevano messa, la plebe li piantava soli sull'altare. Anselmo da Baggio stava a capo de' zelanti anche dopo che fu vescovo di Lucca, e s'intese con Landolfo Cotta e Arialdo d'Alzate, caporioni degli ortodossi, affine di opporsi all'arcivescovo Guido da Velate e alle sue creature. Videsi così partita la diocesi; da un lato i Nicolaiti, dall'altra i devoti, che chiamavano Patarini. Roma sostenne questi: i sinodi provinciali li favorirono; le armi gli oppressero invano; ma Anselmo e Pier Damiani riuscirono a ridurre la Chiesa milanese in obbedienza del papa; sicchè in un sinodo a Roma l'arcivescovo tenne il primo posto dopo il pontefice, e ricevette da questo l'anello, col quale prima lo investivano i re d'Italia: ai colpevoli s'imposero penitenze, cioè ai meno rei il digiuno in pane e acqua per cinque anni due giorni la settimana e tre nelle quaresime di Pasqua e di san Giovanni; ai più gravati, sette anni, oltre il digiuno d'ogni venerdì lor vita durante; all'arcivescovo per cento anni, con facoltà di redimersi a prezzo, e promessa di mandare tutti i cherici colpevoli in pellegrinaggio alle soglie degli apostoli e a Terrasanta.
| |
Italia Lombardia Milano Ambrogio Ambrogio Pietro Baggio Lucca Landolfo Cotta Arialdo Alzate Guido Velate Nicolaiti Patarini Anselmo Pier Damiani Chiesa Roma Italia Pasqua Giovanni Terrasanta Anselmo Roma
|