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      Anche il patriarca d'Aquileja, che dicemmo da un pezzo essersi sottratto a Roma, allora vi si sottomise (1079), e nel ricevere il pallio prestò un giuramento, che poi fu esteso a tutti i metropoliti e vescovi nominati direttamente da Roma. In esso si obbligavano, come i vassalli verso i loro signori, a serbare fedeltà al pontefice; non tramare contro di lui; difendere la primazia della Chiesa romana e le giustizie di san Pietro; assistere ai sinodi convocati dal papa, riceverne orrevolmente i legati; dappoi vi si aggiunse di visitare ogni tre anni le soglie degli apostoli, e mandare a render conto dell'amministrazione della diocesi; osservare le costituzioni apostoliche, non alienare verun possesso della mensa.
      Quest'autorità della Chiesa, recuperata colle abnegazioni del clero e col suo sottomettersi a un capo, bisognava saldarla col togliere il diritto che i signori laici arrogavansi d'investire i prelati, e di esigerne soggezione e servigi. Se la Chiesa per sottrarsene avesse rinunziato alle temporalità, rimanea destituita d'ogni considerazione e d'ogni giurisdizione, quando questa era innestata al possesso delle terre. Se le conservasse senza formalità d'investitura, i beni, che erano forse un terzo di quelli della cristianità, si troverebbero sottratti all'autorità principesca, e sottomessi alla pontificia, la quale sarebbesi ingagliardita a segno, da predominare ai re. Gregorio non indietreggiava da quest'ultima conseguenza59, come il potrebbe fare l'età nostra, annichilatasi in fatto davanti ai monarchi, mentre in parole ostenta di contradirli e avversarli.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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