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      Intanto i repubblicani invitavano l'imperatore Corrado III, vantando d'avere operato solo per restituire a Roma l'ecclissato splendore; e secondo la storia, le prediche d'Arnaldo e il voto de' giureconsulti classici, voleano riformare lo statuto, assicurando illimitata autorità al principe. Ma ai nobili premea di conservar le loro prerogative, a fronte dell'imperatore come del papa; e quando il popolo trucidò il cardinale di santa Pudenziana (1154), il nuovo papa Adriano IV diede l'insolito esempio di metter all'interdetto la capitale del cristianesimo, finchè non ne fosse espulso Arnaldo. Commosso dal vedersi negati i sacramenti all'avvicinar della Pasqua, il popolo cacciò Arnaldo, che rifuggì presso un conte di Campania.
      Intanto era venuto imperatore di Germania Federico Barbarossa, risoluto di ripristinar l'autorità imperiale, scassinata in Italia dal costituirsi de' Comuni, riformare il sistema ecclesiastico, il feudale, il municipale. Son divulgatissime le costui imprese in Lombardia; nè noi dobbiamo ricordare se non che, mentre Milano gli resisteva, egli mosse a Roma per esser coronato.
      Quivi trovò in piedi la repubblica istituita da Arnaldo, la quale, ristretto il papa nella città Leonina, gl'intimava rinunziasse ad ogni podestà temporale, e s'accontentasse del regno che non è di questo mondo. I repubblicani speravano prevarrebbe in Federico l'antica nimicizia contro i papi; ma egli, uom dell'ordine, astiava le rivoluzioni, e questo slancio della gran città verso la forma che fu sempre prediletta in Italia, ma che ridurrebbe al nulla la prerogativa imperiale.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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