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      Pertanto (1153) avuto nelle mani Arnaldo, lo consegnò al prefetto imperiale della città. A questo l'esser presente l'imperatore conferiva pieni poteri, elidendo ogni contrasto de' preti; sicchè egli fece, come eretico e ribelle, strangolare Arnaldo, ardere in piazza del Popolo, e gettarne le ceneri nel Tevere. La turba accorse come ad ogni spettacolo; gli scrittori applaudirono; Goffredo di Viterbo canta:
     
      Dogmata cujus erant quasi pervertentia mundumStrangulat hunc laqueus, ignis et unda vehunt65:
     
      Gunter nel Ligurino, se pure non è apocrifo, come si sostiene, dice s'era fatto reo contro ambedue le maestà:
     
      sic læsus stultus utraqueMajestate reum geminæ se fecerat aulæ;
     
      nè alcun contemporaneo lo compiange, o nega gli aberramenti suoi. Solo nel secolo passato si cominciò a presentarlo come una vittima della tirannide papale, come un precursore de' riformatori del cinquecento, o dei Giansenisti del seicento66.
      Nelle avventure di lui, come in tutto il conflitto che descriviamo, non fu abbastanza distinta la lotta dei laici coi chierici67, da quella dell'autorità imperiale coll'autorità pontifizia: differenza troppo notevole. In fondo gl'imperatori, sebbene con maggior misura, sostenevano quel che oggi la rivoluzione: la Chiesa, congregazione spirituale, non aver bisogno di temporalità; queste metter ostacolo ai principi, e però dover cessare, necessaria essendo l'unità del comando, nè esser vero principe chi ha un superiore. Rispondeasi: la Chiesa sovrasta a tutti i diritti, perchè è la fonte di questi; nè si dà diritto quando essa nol voglia riconoscere; esistendo divinamente, e assolutamente essa non tien conto che di se medesima.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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